La cellulite
è un’alterazione del tessuto adiposo che interessa larghe
fasce della popolazione, prevalentemente di sesso femminile, dall’adolescenza
all’età post menopausale.
All’origine di questa diffusa ed inestetica patologia, oltre alla
predisposizione ereditaria genetico-costituzionale che agisce su disfunzioni
ormonali, vi sono varie cause quali un’alimentazione scorretta con
eccesso di grassi e zuccheri, un alterato metabolismo epatico dei grassi,
disturbi circolatori con stasi venoso-linfatica, la sedentarietà,
la stitichezza, alterazioni posturali, l’abuso di farmaci.
Fianchi, glutei e cosce rappresentano la localizzazione più diffusa
della cellulite.
L’intralipoterapia consente di eliminare i depositi adiposi di piccole
e medie dimensioni se attuata in sinergia con dieta adeguata, attività
fisica e riequilibrio ormonale. È fondamentale inoltre che venga
impostata una terapia di drenaggio sia attraverso l’attivazione
degli emuntori fisiologici con appropriati farmaci omotossicologici sia
con adeguate manovre massoterapiche di linfodrenaggio secondo Vodder.
Sono necessarie di solito 5 sedute a cadenza bisettimanale, seguite poi
da richiami semestrali.
Detta anche lecilisi, l’intralipoterapia è un trattamento
che utilizza come principio attivo la fosfatidilcolina.
Si tratta di un fosfolipide presente in gran quantità nel nostro
organismo che è in grado di ridurre il volume delle cellule adipose
con cui viene a contatto, inducendo in esse la fuoriuscita degli acidi
grassi.
Ha inoltre proprietà anticolesterolemizzanti e disintossicanti.
Iniettata con lunghi ma sottili aghi nelle adiposità localizzate
(quali borse palpebrali, doppio mento, addome, fianchi, “culotte
de cheval”, basso gluteo, ginocchia) o nelle zone affette da cellulite,
lassità cutanea, ritenzione idrica, la fosfatidilcolina ne riduce
il volume in modo duraturo, rapido ed atraumatico.
Aiuta a modificare il profilo corporeo o ad uniformare i tessuti dopo
un’eventuale intervento di liposuzione.
È controindicata nei pazienti minorenni, in gravidanza, durante
l’allattamento ed in pazienti nefropatici o con difetti della coagulazione
spontanei od indotti da farmaci.
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